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Giornate pirandelliane 2019

Il fu Mattia Pascal,
l’uomo che visse due volte

Giornate Pirandelliane 2019

In questo grande romanzo sulla crisi dell’identità, Pirandello mette in campo il desiderio di cambiare identità, di avere una seconda possibilità dalla vita, che ci consenta di cancellare tutto il passato e ricominciare da zero una nuova esistenza.

È il sogno di azzerare la memoria e ripartire, più leggeri e liberi dal fardello di quello che è accaduto prima, ma forti di una coscienza di vita, che ci consenta di non commettere più gli stessi errori.

Oggi, nel linguaggio delle nuove tecnologie, si direbbe “resettare il sistema”.

Sono proprio le nuove tecnologie ad averci dato l’illusione di poter vivere una vita diversa da quella che stiamo realmente vivendo.

Le piattaforme social come Facebook e Instagram sono invase dai cosiddetti “profili fake”, ovvero identità inesistenti dietro cui si celano persone molto diverse dall’immagine virtuale che vogliono dare di se stesse.

Il mondo virtuale sembra essere diventata una valvola di sfogo per tante frustrazioni, una “second life” migliore in cui riscattare i fallimenti della vita vera.

Ma la vita vera torna inesorabilmente a bussare alla porta e prima o poi bisogna farci i conti.

La riflessione sul Doppio e sulla maschera – tipica di Pirandello – arriva in questo testo all’estremo, in una girandola esistenziale fatta di esaltazione e perdizione.

“L’uomo che visse due volte” è il sottotitolo dello spettacolo, per evidenziare un rimando con il film di Hitchcock, il cui taglio noir è molto affine al nostro immaginario.

Il mondo di cui Mattia Pascal è prigioniero è un mondo di ombre, marionette nere che si agitano contro un fondale bianco come le apparizioni spettrali del Mito della caverna di Platone.

 

Il magico ed evocativo linguaggio del teatro delle ombre nel suo dialogo con gli attori in carne ed ossa ci aiuterà a dare vita a tutte le illusioni di Mattia – Adriano nella sua vana ricerca di una nuova vita.

Con Mattia Pascal i Demoni portano avanti il loro percorso di esplorazione del lato oscuro dell’uomo, del mistero dei sensi e delle pulsioni irrazionali, rileggendo i testi classici con sguardo contemporaneo e con una poetica personale sempre più orientata verso un teatro di parola e immagine, classico e innovativo insieme, che rispetta i testi nella loro integrità, ma li attraversa con un immaginario forte dal taglio cinematografico.

A Pirandello ci lega un rapporto particolare, che nasce dal Premio Internazionale Luigi Pirandello vinto da Alberto Oliva nel 2012 come regista emergente, da cui è nato lo spettacolo Enrico IV nel 2013/14, che ha ottenuto il Premio Delia Cajelli come miglior allestimento pirandelliano.

Vogliamo tornare a questo autore, i cui temi sentiamo risuonare molto forti nella nostra sensibilità, affrontando non uno dei suoi testi scritti per il teatro, ma il suo romanzo più famoso.

Lavorare su un materiale letterario che va adattato per la scena ci consente di scegliere un punto di vista personale che ci rende in parte autori del testo e avvicina le parole allo spettacolo che vogliamo realizzare.

Con l’esperienza di cinque adattamenti dei romanzi di Dostoevskij, ci avviciniamo a Pirandello con rispetto e fascino, per dare vita teatrale ai personaggi da lui immaginati.

Alberto Oliva

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Foto di Beppe Bisceglia

Mino Manni

Marco Balbi e Mino Manni

Mino Manni e Marco Balbi

Mino Manni e Gianna Coletti

Premio Delia Cajelli: Daniele Geltrudi, Alberto Oliva, Andrée Ruth Shammah, Danilo Menato

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