PROGETTO CARMAGNOLA
A cura di Alberto Oliva
in occasione dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni
Per celebrare l’importante ricorrenza legata all’autore più rappresentativo e più studiato nelle scuole italiane, Educarte, in collaborazione con Scenaperta, presenta un progetto speciale che unisce una parte artistica alla consueta vocazione didattica che da sempre la contraddistingue.
Era il 1984 quando Delia Cajelli, anima del Teatro Sociale, diede vita a un allestimento rimasto memorabile della tragedia giovanile di Alessandro Manzoni, con gli attori della sua compagnia storica, gli Atecnici, fra cui Danilo Menato e lo scenografo Daniele Geltrudi.
Quello spettacolo storico rivive in un esclusivo documentario delle teche Rai, in cui si vede anche un giovanissimo Giacomo Poretti che esordiva proprio sul palco del Sociale insieme con Marina Massironi, entrambi destinati a una carriera sfolgorante.
A coronamento del progetto è previsto il debutto del nuovo spettacolo di Alberto Oliva, “Carmagnola”.
CARMAGNOLA
Un monologo originale da Il Conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni
Progetto e regia di Alberto Oliva
Drammaturgia di Bruno Stori
Con Rossella Rapisarda
Scene e costumi Francesca Ghedini
Musiche originali di Marco Pagani eseguite dal vivo
Teatro Sociale Cajelli
Giovedì 11 maggio 2023, ore 21:00
La tragedia di Alessandro Manzoni è dominata interamente da personaggi maschili. La guerra è un fatto d’uomini e i valori che vengono messi in gioco sono prettamente “maschili”, dall’amicizia al tradimento, dalla fedeltà militare alla pietas per le vittime di guerra. Ma ecco che nell’Atto V, quando la partita sembra ormai già decisa, compaiono due personaggi inattesi, nuovi e meravigliosi, dipinti dal Manzoni con pochi tratti, ma così incisi da restare impressi più degli altri.
Si tratta di Antonietta Visconti e Matilde, rispettivamente moglie e figlia del Conte di Carmagnola, le due donne che lo aspettavano a casa preoccupandosi ogni giorno in cui non avevano notizie della sua sorte. Accese dalla speranza di rivederlo finalmente, vengono colte dalla tragica nuova della sua condanna e corrono a trovarlo in prigione, dove prende vita una scena straordinaria di alto teatro e grande umanità, con cui l’opera si chiude. Il linguaggio molto ostico per i giorni nostri e i valori risorgimentali esaltati dall’opera ne fanno un testo pochissimo frequentato e praticamente mai rappresentato sulle scene teatrali. Ma i suoi personaggi e la ricorrenza dei 150 anni dalla morte di Manzoni ci offrono l’occasione per una riflessione su questo testo così famoso e così poco conosciuto.
Da qui l’idea di una riscrittura che parta proprio da lì dove si conclude la scrittura manzoniana, quando il Conte viene brutalmente strappato dall’abbraccio della moglie e della figlia per essere condotto al patibolo. E in quel gelido carcere, dietro sbarre di freddo metallo, restano Matilde e Antonietta, non più figlia e moglie, ma ormai orfana e vedova del grande eroe che paga il prezzo del suo presunto tradimento.
“Mamma, chi era papà?” pronuncia la piccola Matilde con un filo di voce.
E Antonietta comincia il suo racconto, molto diverso nelle sfumature, nei valori, negli accenti, da quello che Manzoni ci ha lasciato attraverso scene tutte al maschile.