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I SEGRETI DELLA MESSA IN SCENA

MASTERCLASS

Condotto da
ALBERTO OLIVA

Curriculum Vitae

La regia è una disciplina relativamente recente nella millenaria Storia del Teatro, ma da quando è nata, intorno alla metà dell’Ottocento, si è imposta fino a diventare una componente fondamentale dello spettacolo dal vivo.

Che cos’è la regia? Quali sono i compiti del regista? Come si forma e come si valuta la poetica di un regista? Come si fa un progetto di regia? Qual è il rapporto tra il regista e gli attori? Come si diventa registi di se stessi sulla scena? A che cosa è utile la regia per recitare meglio?

I temi della masterclass saranno:  

  • Grammatica del palcoscenico e definizione dei compiti del regista
  • Analisi attiva del testo: obiettivi, strategie, azioni, reazioni, arco di sviluppo del personaggio
  • I movimenti nello spazio scenico, l’importanza delle entrate e delle uscite, le posizioni forti e deboli nello spazio, elementi di prossemica
  • La disposizione degli oggetti e l’importanza dei livelli alto – basso
  • Come arrivare a dire una battuta in maniera credibile attraverso il corpo e le azioni fisiche
  • Obiettivi dell’attore in scena, strategie di gestione della scena
  • Lo sguardo, le direzioni, le diagonali, la frontalità
  • Quarta parete e rottura della quarta parete: il rapporto con il pubblico

 

Testi di riferimento saranno i capolavori di Luigi Pirandello:

  • Enrico IV
  • I giganti della montagna
  • Questa sera si recita a soggetto

RIDOTTO PIRANDELLO

Il Teatro Sociale di Busto Arsizio, fondato nel 1891 come teatro d’opera su progetto di Achille Sfondrini, già autore del teatro Costanzi di Roma, subisce, nel corso della sua secolare vicenda, due importanti ristrutturazioni.

La prima è realizzata nel 1935 da un giovane Ignazio Gardella con un magistrale progetto, presentato da Edoardo Persico su Casabella: l’architetto non solo “ammoderna” il vecchio teatro aumentandone la capacità, ma anche esalta magnificamente l’impianto dello Sfondrini e soprattutto la sua cupola dipinta, creando “un’atmosfera estremamente fantastica, nel gusto di un De Chirico.”

La seconda ristrutturazione, stavolta distruttiva, è attuata dall’ingegner Mario Cavallè nel 1955 per meglio ospitare il killer dell’opera, il cinema: nell’intento di realizzare una vasta e razionale sala cinematografica con platea e galleria, si manomette irreversibilmente il bellissimo interno.

Il ridotto ottocentesco viene abbandonato e reso inaccessibile al pubblico: il pavimento, infatti, viene notevolmente rialzato per realizzare sotto di esso l’accesso alla nuova galleria e viene costruita la nuova cabina di proiezione proprio nel vasto interno ancora sostanzialmente integro.

Con il progetto di recupero, voluto da Delia Cajelli, Daniele Geltrudi intende mantenere “letterariamente” leggibile la storia di questo ambiente e del Teatro Sociale, raccontata con i seguenti temi.

1- L’interno del ridotto, così come delineato dallo Sfondrini e come è sopravvissuto: la volta “a schifo” con il lacerto del cielo dipinto, i tre finestroni sulla via Dante, i quattro caratteristici “oculi” rimasti sui lati.

2- La cabina di proiezione inserita a forza dal Cavallè, mantenuta come trovata anche con le sue scale industriali, ma frattazzata a cemento grigio a vista, a contrasto con il bianco generale.

3- L’impianto scenico “prospettico”, appoggiato alla cabina e realizzato in stucco nero non cerato e con un soffitto e un nuovo pavimento in legno industriale nudo.

L’allestimento fisso nel ridotto è una citazione di uno dei quattro fondali prospettici del “Carro di Ilse” per “La favola del figlio cambiato (spettacolo per i Giganti)” di Delia Cajelli da Pirandello, realizzato da Arianese nel 1983 su disegno di Geltrudi.

Il Ridotto, evoluto come una contemporanea sala prove del Teatro Sociale, è inaugurato nel 2008 e dedicato da Delia proprio a Luigi Pirandello.

Ed è veramente significativo che questo spazio, ove è visibile la profondità storica, questa complessa e discontinua vicenda architettonica, sia ora e definitivamente lo spazio della nuova “Scuola di Teatro Delia Cajelli”: perchè, come dice Thom Mayne, “l’architettura può impegnarsi profondamente nell’atto educativo”.

Fatto