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Giornate pirandelliane

Conoscere, partendo dalla sua parola, quella di Pirandello, appunto: il testo è suo e non poteva essere altrimenti.

“Questa sera si recita a soggetto”: una inesplorata miniera teatrale, a portata di mano: c’è voluto solo amore e voglia di indagare. Un viaggio affascinante nella galleria del testo, nei suoi meandri.

Qualcuno ha collocato qualche freccia rassicurante la quale ha confermato: “aveva visto giusto, c’era anche questo!”

La scoperta alla fine del viaggio: tutte le allettanti metodologie del teatro moderno, erano già lì, bastava evidenziarle.

Uno spettatore osservando il nostro lavoro ci ha fatto un gran complimento: “Perché così fedeli a Pirandello?” ci ha domandato, perché è bastato seguirlo per evocarne la contemporaneità.

I laceranti rapporti tesi fino allo scontro di Hinkfuss e dei suoi attori è la base indispensabile per costruire e demolire nel campo del teatro, per tornare a zero e ricominciare il faticoso cammino, ieri come oggi.

Abbiamo evidenziato ancora lo straniamento, la regia di gruppo, il coinvolgimento, le azioni simultanee in platea, le abbiamo evidenziate, ma erano già lì tutte. E poi è stato facile.

C’è stato il recupero di un personaggio minore, la chanteuse del Cabaret e la sua dolorosa umanità e poi il suo fondersi con Mommina, la figlia maggiore della vittima Sampognetta: “Ha la stessa voce della mia figlia maggiore, tale e quale”, e allora abbiamo affidato ad un’unica attrice i due ruoli, poiché secondo noi il sentimento d’amore che lega a questa “donna perduta” è quello di un padre per una figlia che “sa cantare” e forse domani potrebbe essere là attaccata a quella striscia rossa del Cabaret, a piangere e cantare, a piangere perché canta la canzone della sua vita che noi, partendo dalla scena scritta e rifiutata, abbiamo concepito.

Ne è nato uno spettacolo che mostra che cosa è il vero teatro perché tutto quanto accade “è realisticamente smontato e rimontato dinanzi agli occhi dello spettatore per capirne la sua attenta e lucida partecipazione e mai un passivo ed emotivo rapporto”. E tutto è vitale: il contorcimento mediterraneo della signora Ignazia, la gelosia folle di Rico Verri, la giovinezza prorompente delle figlie e degli spensierati ufficiali.

Quelle qui riprodotte sono le note di regia originali scritte da Delia Cajelli (1946-2015) per “Questa sera si recita a soggetto”, il memorabile spettacolo con il quale, a capo della sua compagnia degli Atecnici, è iniziato nel 1982 il suo straordinario percorso più che trentennale attraverso il teatro dell’amatissimo Luigi Pirandello.

Con quello spettacolo e non a caso, per Delia è iniziata anche l’altra grande storia d’amore della sua vita, quella con il Teatro Sociale di Busto Arsizio: allora solo un teatro abbandonato e degradato a cinema, dopo di lei il più importante protagonista culturale di una città che, giustamente, a lei lo ha dedicato.

 

Il “Questa sera” degli Atecnici, per la propria originalità, attrae l’attenzione di Enzo Lauretta (1924-2014), studioso appassionato di Pirandello e fondatore del Centro Nazionale di Studi Pirandelliani di Agrigento: a Delia Cajelli viene così affidato l’allestimento dell’undicesimo Convegno Internazionale, che si tiene nell’aprile del 1983 nell’allora ancora esistente e vastissimo Palazzo delle Esposizioni di Busto Arsizio.

Delia, in quell’occasione, presenta al pubblico e agli illustri studiosi europei convenuti, un nuovo spettacolo pirandelliano, nell’ormai “suo” teatro: “La favola del figlio cambiato (spettacolo per i Giganti)”.

Pirandello, nei Giganti della Montagna, l’ultimo dei suoi immensi testi del “teatro nel teatro”, immagina che Ilse, la contessa, sia a capo di una compagnia teatrale che gira il mondo rappresentando la “Favola del Figlio Cambiato”.

Nell’allestimento degli Atecnici, al centro del palcoscenico del Teatro Sociale c’è una grande macchina lignea, cubica e girevole, configurata dall’integrazione di quattro fondali prospettici, i quattro quadri della “Favola”: l’ideale rappresentazione del Carro di Ilse.

Noi di Educarte desideriamo mantenere viva quella lontana stagione di Delia Cajelli e degli Atecnici.

Non con nostalgia, sia chiaro, ma presentando al pubblico di oggi un patrimonio teatrale che non cessa di essere assolutamente contemporaneo.

Proponiamo così le Giornate Pirandelliane, una manifestazione annuale che ci piacerebbe diventasse un tradizionale appuntamento della stagione del Teatro Sociale Cajelli e della città di Busto Arsizio.

Le Giornate comprendono spettacoli, letture, lezioni, visioni, e il “Premio Delia Cajelli”, conferito a personalità teatrali italiane per il contributo dato nel diffondere e tenere vivi l’opera e il genio di Luigi Pirandello.

Clicca sulle immagini per ingrandirle

Compagnia teatrale Atecnici

“Questa sera si recita a soggetto”

regia di Delia Cajelli,

scena di Daniele Geltrudi, Teatro Sociale, 1982

Compagnia teatrale Atecnici

“La favola del figlio cambiato (spettacolo per i Giganti)”

regia di Delia Cajelli,

scena di Daniele Geltrudi, Teatro Sociale, 1983

Fatto